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Cambiamenti climatici: i rischi da non sottovalutare

L’agenda politica mondiale continua ad avere ai primi posti la questione del cambiamento climatico, che rischia di minacciare sempre di più il nostro pianeta nei prossimi anni. Una spada di Damocle che coinvolge anche il mondo imprenditoriale, che si trova di fronte ai rischi fisici legati ai cambiamenti climatici, ma anche alla sfida di guardare al futuro con l’occhio della sostenibilità.

I primi sono quelli più direttamente collegati ai cambiamenti climatici ed espongono le aziende a danni materiali a seguito di eventi naturali estremi (rischi fisici acuti) o naturali cronici; i secondi, definiti rischi da transizione, nascono dall’adattamento al cambiamento climatico della società stessa e si possono dividere in rischi politici e legali, reputazionali, di mercato e tecnologici. I rischi legati ai cambiamenti climatici sono una minaccia crescente per il mondo imprenditoriale, che sta iniziando a gestirli attraverso uno specifico processo di risk management sia per poter mitigare il loro impatto sull’attività di impresa sia per poter cogliere le opportunità che emergeranno, soprattutto in vista della transizione a un’economia low-carbon.

Ovviamente le varie realtà imprenditoriali sono più soggette a uno o all’altro rischio in base al settore industriale in cui operano. Ma per tutte loro le conseguenze della non corretta gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici, sia fisici sia da transizione, possono essere egualmente catastrofiche. Dall’altra parte, però, per le aziende più virtuose questa transizione può diventare un’opportunità più che un rischio, con un’evoluzione a un’economia sostenibile che ne garantisca non solo la sopravvivenza, ma anche un aumento del valore reputazionale delle aziende coinvolte.

Come possono, però, le aziende anticipare i rischi? “La trattazione di temi legati ai cambiamenti climatici da parte delle aziende è ancora complessa e a volte non è pienamente integrata nel processo di risk management aziendale. L’orizzonte temporale con il quale questi rischi si manifestano (tipicamente 15-20 anni) porta le aziende a considerarli come meno rilevanti rispetto ad altri economici/finanziari/operativi di più immediato impatto. Tuttavia, le imprese che riescono a valutare e comprendere i rischi e le opportunità legati ai cambiamenti climatici saranno in grado di prendere decisioni migliori sul lungo periodo, divenendo una vera e propria opportunità di business.

Sono passati oramai più di tre anni dall'approvazione, avvenuta a giugno 2017, delle raccomandazioni pubblicate dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TFCD), per la diffusione volontaria di comunicazioni rilevanti legate ai cambiamenti climatici, da effettuare nel quadro delle comunicazioni finanziarie ufficiali. Le raccomandazioni hanno il principale obiettivo di guidare il settore privato a comunicare in modo chiaro, comparabile e consistente, le informazioni di cui gli investitori, i finanziatori e le compagnie di assicurazione hanno bisogno per valutare correttamente i rischi e le opportunità legati ai cambiamenti climatici. Michael R. Bloomberg, Presidente della Task Force, ha dichiarato che le raccomandazioni "rappresentano un importante impegno del settore privato per migliorare la trasparenza sui rischi e le opportunità finanziarie legati al clima", sottolineando come "il cambiamento climatico non sia solo un problema ambientale ma anche aziendale, ed è necessario che i leader delle aziende aderiscano alla TFCD nella diffusione di queste raccomandazioni nei propri settori industriali al fine di rendere più efficienti i mercati e più stabili, elastiche e sostenibili le economie".

Per poter comunicare correttamente i rischi e le opportunità legate ai cambiamenti climatici bisogna dapprima valutare il loro potenziale impatto sul business aziendale. Tra le raccomandazioni della Task Force c’è infatti quella di adottare l’analisi di scenario quale strumento per poter quantificare l’impatto dei rischi legati ai cambiamenti climatici da considerare nelle scelte strategiche aziendali. Partendo da dati scientifici consolidati, l’analisi di scenario consente di quantificare gli impatti economico-finanziari sugli asset dell’azienda di possibili scenari climatici, normativi, tecnologici e di mercato futuri che alterino la concezione di business-as-usual. Si tratta di uno strumento per aiutare l’azienda a costruire una visione strategica di lungo periodo che integri sia i rischi sia le opportunità legate ai cambiamenti climatici” spiega Giuseppe Diglio, consulente Marsh Italia.

Le aziende negli ultimi anni hanno mostrato una crescente attenzione nei confronti dei rischi legati ai cambiamenti climatici. Tuttavia la trattazione di questi rischi rimane ancora complessa e a volte non è pienamente integrata nel processo di risk management aziendale. L’orizzonte temporale con il quale questi rischi si manifestano (tipicamente 15-20 anni) porta le aziende a considerarli come meno rilevanti rispetto ad altri economici/finanziari/operativi di più immediato impatto. Tuttavia, la percezione del rischio climatico non può essere considerata solamente in un orizzonte temporale lontano nel tempo, ma deve diventare una delle prerogative attuali.

Per rispondere, dunque, alle esigenze attuali legate ai cambiamenti climatici le imprese sono chiamate a rispondere tenendo a mente tre fasi fondamentali. “Marsh Advisory supporta i suoi clienti nell’analizzare i rischi/opportunità legati ai cambiamenti climatici mettendo loro a disposizione una metodologia per sviluppare l’analisi di scenario che prevede tre tappe fondamentali, ovvero: mappatura dei rischi/opportunità legate ai cambiamenti climatici, quantificazione dell’impatto dei rischi/opportunità valutati e comunicazione agli stakeholder dei risultati rilevanti ottenuti dall’analisi condotta. La prima fase, quella di mappatura, consiste nell’analizzare tutti i possibili rischi/opportunità legati ai cambiamenti, sia fisici sia da transizione, a cui l’impresa è esposta, tenendo in considerazione gli asset attuali e la visione strategica futura. Si tratta di una fase propedeutica al corretto svolgimento di tutto il processo di risk assessment, utile anche agli stakeholder interni per prendere consapevolezza di possibili rischi/opportunità che il clima/scenario tecnologico/normativo/economico futuro posso presentare. La fase di quantificazione prevede lo sviluppo di un modello matematico per poter sia quantificare l’impatto su ciascun asset dell’azienda dei rischi/opportunità mappati nella fase precedente in possibili e plausibili scenari socio-climatici futuri sia simulare e analizzare l’effetto di possibili strategie di mitigazione dei rischi. Si tratta di un passaggio fondamentale a supporto della pianificazione strategica, che può in tal modo prendere decisioni strategiche in maniera informata. La fase finale consiste nella documentazione e comunicazione del processo, dei risultati e delle soluzioni alle parti interessate per aiutare l’azienda a informare gli stakeholder sulla capacità che ha, e avrà nel lungo periodo, di affrontare e gestire nuove situazioni relative al clima”, conclude Diglio.

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Matthew yeshin

NATIONAL PRACTICE LEADER

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