Andrea Caldarulo
Head of Enterprise Risk Services & ESG
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Italy
I dati del Global Risks Report confermano una consapevolezza sempre più consolidata e condivisa: i rischi connessi al cambiamento climatico sono tra le principali minacce per il pianeta. Aziende e governi si muovono verso una maggiore sostenibilità nei modelli di business, abbracciando una prospettiva a lungo termine che possa garantire resilienza e valore per le comunità e l’ambiente.
Quali sono i primi passi da muovere sulla strada del successo sostenibile? Come integrare i temi ESG nei processi decisionali delle aziende?
Giunto alla 17° edizione, il Global Risks Report è uno strumento consolidato per l’analisi e il monitoraggio della percezione dei rischi a livello globale, realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Marsh McLennan intervistando risk manager e leader nel mondo del business, delle istituzioni e della società civile. La più recente edizione del report, pubblicata nel gennaio 2022, presenta i risultati dell'ultima Global Risks Perception Survey (GRPS), accompagnati da un'analisi dei rischi chiave derivanti dalle attuali tensioni economiche, sociali, ambientali e tecnologiche.
A partire dagli insight raccolti da oltre 950 esperti e decision maker in tutto il mondo, il report indaga le sfide, le tensioni globali e gli effetti della pandemia da COVID-19, evidenziando come queste siano esacerbate dalle divergenze che si sono manifestate nelle diverse aree geografiche.
L’edizione 2021 del Global Risks Report metteva in guardia da una serie di rischi i cui effetti, oggi, sono ben chiari alla comunità globale. Disruption delle catene di approvvigionamento, inflazione, debito, divari nel mercato del lavoro, protezionismo e disparità educative stanno portando l'economia mondiale in territori inesplorati. Queste difficoltà, unite all’eterogeneità dei mercati e dei sistemi economici mondali, ostacolano ulteriormente una chiara e unitaria risposta alle sfide emergenti, in primis la transizione climatica ed energetica, l'aumento delle vulnerabilità informatiche, le crescenti barriere alla mobilità internazionale e le frizioni geopolitiche, nonché la regolamentazione e la gestione internazionale dell’esplorazione spaziale.
Alla luce dell’attuale contesto e del suo continuo evolversi, i rischi ambientali e sociali confermano la propria estrema rilevanza, posizionandosi saldamente nelle prime posizioni in termini di severità.
I rischi ambientali e sociali, in particolare, occupano tutte e 5 le prime posizioni sul medio-lungo termine (5-10 anni). Tra tutti, il fallimento nella risposta alla crisi climatica (al primo posto tra le principali preoccupazioni dei rispondenti alla Global Risks Perception Survey) è la minaccia che potrebbe determinare gli impatti potenzialmente più gravi nel prossimo decennio, con effetti drammatici sulla salute del pianeta e sulla coesione sociale.
In questo scenario, la comunità economica ha compreso quanto sia importante integrare i temi ESG nelle strategie aziendali: il concetto di stakeholder capitalism*, introdotto da regulator e policy maker e abbracciato dai CEO più lungimiranti, è ormai sostanzialmente acquisito e non più ad appannaggio esclusivo di attivisti e gruppi di pressione. I codici di autodisciplina dei più importanti mercati di capitali globali (non ultimo il Codice di Corporate Governance di Borsa Italiana del 2020) citano gli aspetti ESG e il successo sostenibile come un obiettivo imprescindibile dei consigli di amministrazione. La CONSOB** e l’ESMA*** hanno recentemente confermato il loro impegno in questo campo attraverso l’adozione di chiare linee d’azione e comunicazioni rivolte agli emittenti, con particolare riferimento alla materialità degli aspetti climatici nella disclosure dei partecipanti ai mercati finanziari.
Oltreoceano, la SEC spingerà le organizzazioni a rendicontare in merito alle proprie emissioni di gas ad effetto serra. Uno sforzo nella stessa direzione indirettamente portato avanti anche dalla Banca Centrale Europea, che attraverso i primi esercizi di climate stress test spinge sempre più gli istituti finanziari a interagire con le controparti in merito alle loro pratiche di sostenibilità. L’8 febbraio 2022, infine, il Parlamento italiano ha approvato l’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi.
A muovere l’evoluzione del contesto, internazionale e non, è la consapevolezza dell’improrogabilità della lotta al climate change. Secondo il Global Risks Report, infatti, una mancata risposta alle sfide del cambiamento climatico può portare a una perdita fino al 18% del PIL globale. A fronte delle trasformazioni in atto, le aziende sono chiamate a decidere se promuovere attivamente il cambiamento o se subirlo, trovandosi sempre più esposte ai rischi evidenziati in precedenza.
Per rispondere a questi rischi e poter trarre vantaggio dalle opportunità che i capitali di investitori e istituzioni pubbliche stanno orientando verso le organizzazioni più sostenibili, è fondamentale comprendere a fondo il contesto di mercato e gli aspetti sistemici che connettono i cambiamenti climatici e la resilienza del nostro sistema pianeta alla disponibilità di materie prime, all’integrità di asset e proprietà e ai risvolti sociali ed economici evidenziati dal Global Risks Report.
I tempi sono maturi per una solida implementazione di sistemi di risk management in grado di intercettare a 360° i segnali del contesto di riferimento, sfruttando professionalità, strumenti, flussi informativi e modelli di governance esistenti, attuando una piena integrazione con i modelli di gestione dei temi ESG, sia che si tratti di flussi top-down (Enterprise Risk Management) che bottom-up (Operational Risk Management).
Le organizzazioni sono quindi costantemente chiamate a riflettere sulle politiche e sulle strategie aziendali, chiarendo visioni di lungo termine e approcci multi-stakeholder: si tratta del cosiddetto successo sostenibile. Solo abbandonando la logica dello short-termism le organizzazioni saranno in grado di preservare il loro valore aziendale (gestendo i rischi e rendendo resilienti i propri business model) e di accrescerlo nel tempo (intercettando e sfruttando le opportunità derivanti dalle transizioni e dalle relative incertezze).
La risposta è sicuramente in funzione del livello di maturità di ogni organizzazione. Per quelle che da più tempo si occupano di questi temi la rotta è più o meno segnata; si ha infatti una certa consapevolezza dei temi materiali e di come definire gli obiettivi ESG, i criteri di misurazione delle varie performance e i piani di investimento mirati. In questi casi esistono sicuramente diverse zone grigie e di incertezza che dovranno essere migliorate, calibrate e costantemente riadeguate per migliorare la propria competitività. Per chi invece muove i primi passi è importante approcciarsi alla sfida con metodo, partendo dalla consapevolezza del proprio posizionamento rispetto a peer e best practice, disegnando il proprio percorso evolutivo basato sul miglioramento continuo e che, in modo graduale, vada oltre gli sforzi di comunicazione, filantropia e compliance.
Ottenuta una piena comprensione dei driver di creazione di valore sostenibile e delle forze esterne che insistono sul proprio business model, le organizzazioni sono in grado di definire una strategia e delle priorità implementative. Solo dopo aver dato seguito a tali iniziative strategiche, le organizzazioni saranno capaci di riposizionarsi nel mutato contesto competitivo di riferimento. L’identificazione, la valutazione e la quantificazione dei rischi e delle opportunità ESG gioca un ruolo fondamentale in questo percorso, soprattutto in riferimento al cambiamento climatico. Comprendere gli effetti negativi sulla propria continuità del business e sul contesto e come questi siano interconnessi tra loro è il primo passo per analizzare le vulnerabilità o la resilienza del proprio modello di business, rispondendo così in modo adeguato e integrato agli obiettivi di decarbonizzazione globali, comunitari e nazionali.
Ottenuta una piena comprensione dei driver di creazione di valore sostenibile e delle forze esterne che insistono sul proprio business model, le organizzazioni sono in grado di definire una strategia e delle priorità implementative. Solo dopo aver dato seguito a tali iniziative strategiche, le organizzazioni saranno capaci di riposizionarsi nel mutato contesto competitivo di riferimento. L’identificazione, la valutazione e la quantificazione dei rischi e delle opportunità ESG gioca un ruolo fondamentale in questo percorso, soprattutto in riferimento al cambiamento climatico. Comprendere gli effetti negativi sulla propria continuità aziendale e sul contesto e come questi siano interconnessi tra loro è il primo passo per analizzare le vulnerabilità o la resilienza del proprio modello di business, rispondendo così in modo adeguato e integrato agli obiettivi di decarbonizzazione globali, comunitari e nazionali.
La rapidità con cui queste trasformazioni stanno creando un impatto sull’attuale contesto globale, sempre più interconnesso e globalizzato, impongono oggi scelte lungimiranti che vadano oltre gli obiettivi di breve periodo. La sostenibilità non è più una scelta volontaria, bensì una necessità strettamente legata alla sopravvivenza aziendale e alla sua crescita.
(*) - What is stakeholder capitalism? - World Economic Forum .
(**) - Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari.
(***) - European Securities and Markets Authority, autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati.
Head of Enterprise Risk Services & ESG
Italy