
Gianluigi Castiglia
Head of Risk Engineering Services, Marsh Advisory
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Italy
Come noto, il nostro Paese è particolarmente esposto al rischio di calamità naturali (Nat-Cat) che possono causare, oltre alle perdite umane, seri danni al patrimonio abitativo delle famiglie e agli edifici a uso produttivo. Una specificità dell’Italia è, infatti, l’elevata esposizione al rischio sismico, unita a una forte esposizione a quello idrogeologico, reso più insidioso da un’evoluzione avversa dei cambiamenti climatici in atto.
Il Legislatore è consapevole dell’alta esposizione ai rischi naturali catastrofali per il tessuto economico italiano, tanto che nella Legge di Bilancio del 2024 ha introdotto l’obbligo, per le imprese con sede legale in Italia (o all’estero ma con stabile organizzazione in Italia), con la sola esclusione delle imprese agricole, di copertura assicurativa per danni causati da sisma, frana, alluvione, inondazione ed esondazione (eventi Nat-Cat) su beni materiali (terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature). Con successivi regolamenti attuativi e decreti emanati nel 2025, il Legislatore ha stabilito inoltre parametri, criteri di riferimento e principi guida per la determinazione di scoperti, limiti e premi assicurativi. A tal proposito, viene esplicitamente menzionato all’interno del Regolamento che, nella definizione dei premi, si tiene conto delle misure adottate dall'impresa per prevenire i rischi e proteggere i beni. Tale specifica pone ulteriormente attenzione su quanto sia importante, da parte delle aziende, conoscere i rischi Nat-Cat a cui si è esposti e agire con lo sviluppo di piani di Loss Prevention volti alla mitigazione degli stessi.
L’analisi tecnica e la previsione statistica di questo tipo di eventi presenta particolare interesse e complessità; per esempio, in caso di sisma o alluvione, i danni conseguenti vengono patiti dall’intera area coinvolta e dalla collettività ivi residente, incluso ovviamente il patrimonio pubblico. La relativa concentrazione di questi elementi e beni in un medesimo territorio ristretto fa sì che in caso di evento lì localizzato si abbia il danneggiamento contemporaneo di molti Enti, seppur con danni differenziati tra loro, in funzione della distanza dall’epicentro e delle caratteristiche strutturali degli edifici (in caso di evento sismico), oppure in funzione della distanza dagli alvei dei fiumi, della geomorfologia e topografia del territorio e dei bacini idrografici (in caso di eventi alluvionali).
In tale contesto di riferimento, l’esperienza di Marsh Advisory nella gestione dei rischi naturali rappresenta un valore aggiunto per tutti i clienti nel settore pubblico e privato. Da oltre 10 anni, infatti, Marsh Advisory ha sviluppato una metodologia specifica per l’analisi e la valutazione dei rischi naturali, che comprende un approccio integrato «probabilistico e deterministico» che si basa sulla stretta cooperazione esistente tra gli esperti di modellizzazione del Gruppo Marsh McLennan e il team di Risk Engineering. Tale metodologia si fonda e persegue i concetti di «mitigazione» e «miglioramento continuo» dei rischi, come indicato dallo standard ISO 31000:2018 (Risk Management – Guidelines).
Le 5 fasi del processo di Risk Management di Marsh Advisory per l’analisi dei rischi naturali includono la valutazione di:
La mappatura del portafoglio completo degli asset (stabilimenti, magazzini, uffici, etc.) una visione a 360 gradi dell’esposizione al rischio. Sono diverse le metodologie a disposizione per raggiungere questo risultato, utilizzando basi di dati e mappe di pericolosità rilasciate sia da Agenzie ed Enti Governativi che da Società di Riassicurazione. Tali strumenti mostrano dati relativi legati alle catastrofi naturali, consentendo così l'immediata individuazione di aspetti critici e la possibile coesistenza di più rischi. In questa fase è possibile comprendere se gli asset siano esposti o meno a uno o più specifici pericoli, ma non quale livello di danno subirebbero.
Il secondo pilastro per la valutazione del rischio riguarda la definizione dell’esposizione. Il concetto di esposizione, nell’ambito delle analisi Nat-Cat tradizionali, è strettamente collegato alla identificazione di tutti gli asset inclusi nello studio e alla loro quantificazione economica (valorizzazione dei beni patrimoniali all’interno del portafoglio di analisi).
Raccogliere informazioni tecniche e dati specifici sugli asset da valutare costituisce un passaggio ulteriore per affinare l’analisi, mediante l’individuazione e la definizione dei parametri che influenzano la vulnerabilità: si tratta di un elemento chiave per impostare poi un’eventuale strategia di mitigazione. L’analisi dei parametri di vulnerabilità, ovvero la propensione di un bene o manufatto a subire danneggiamento a seguito di un evento naturale, consente di completare le informazioni necessarie per finalizzare i dati di input che alimenteranno il modello probabilistico Nat-Cat che si intende utilizzare. Quindi, dopo avere identificato e localizzato i siti esposti, si procede con la verifica della loro robustezza o capacità di resistere all’evento naturale in questione.
La quantificazione degli scenari di danno rappresenta una parte essenziale del processo. La modellazione Nat-Cat, utilizzando metodi statistico-predittivi attraverso modelli di proprietà o software di cui il Gruppo Marsh McLennan è licenziatario, stima i potenziali danni cumulativi sulla base delle informazioni raccolte nelle fasi precedenti e calcola la probabilità che un evento si verifichi in un determinato lasso di tempo. Questi modelli simulano gli eventi catastrofali, calcolano i danni previsti per gli immobili e i beni contenuti in funzione dei periodi di ritorno attesi, riconducono questi danni a un valore realistico e rapportato all’intensità dell’evento naturale accaduto e, infine, quantificano l’ammontare delle perdite complessive e cumulative. Tali misurazioni possono quindi facilitare la definizione dei massimali e dei limiti di polizza adeguati, così come di comprendere la congruità dei premi richiesti.
A valle della valutazione degli scenari di danno, e quindi degli impatti che eventi Nat-Cat possono causare ad aziende o Enti (soprattutto se distribuiti sul territorio), è importante agire con la definizione di strategie volte alla mitigazione dei rischi, e quindi con lo sviluppo di piani di Loss Prevention. Le azioni di mitigazioni da includere in un piano di Loss prevention dipendono fortemente dalle specifiche condizioni degli asset, da investigare con ispezioni tecniche in campo. Un piano di Loss prevention potrà comprendere sia azioni di tipo procedurale (come ad esempio la definizione di piani di emergenza e di continuità aziendale sviluppati per eventi quali terremoti e alluvioni), sia azioni di tipo tecnico/impiantistico (come la realizzazione di opere di consolidamento strutturale per mitigare il rischio sismico, oppure l’installazione di barriere fisiche per proteggere macchinari e impianti da eventi alluvionali).
Le scelte per il trasferimento del rischio rappresentano l’ultima fase del percorso e portano all’identificazione dell’investimento complessivo necessario. Ovviamente, quanto migliore è la qualità dei dati disponibili tanto più sarà contenuto il livello di incertezza e di conseguenza tanto più accurata sarà la stima dell’esposizione da trasferire e dei relativi premi da pagare. Questo si traduce in una mappatura completa che consente al risk manager di prendere decisioni informate e di individuare con precisione il budget da mettere a disposizione.
Head of Risk Engineering Services, Marsh Advisory
Italy
Managing consultant – Risk Engineering
Italy