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Mental Health, wellbeing ed Employee Benefits: cosa dicono i lavoratori?

Per offrire una risposta efficace ai nuovi bisogni dei dipendenti è necessario ideare soluzioni di welfare in grado di creare valore e di accompagnarli nel percorso verso un maggiore benessere emotivo, psicologico e anche finanziario. Ovviamente, il primo passo necessario è conoscere le reali esigenze dei propri lavoratori.

People Risk, uno scenario in evoluzione

Gli eventi degli ultimi due anni hanno inevitabilmente dettato un cambiamento nella percezione della centralità degli investimenti a sostegno del benessere fisico e mentale della forza lavoro. La crisi sanitaria ha nutrito e rafforzato la consapevolezza che gli investimenti nei piani di salute, di protezione dai rischi e di valorizzazione del wellbeing debbano diventare i pilastri centrali della value proposition offerta ai dipendenti. Ciò non solo in virtù degli effetti che questo tipo di strategie ha sulla continuità aziendale, sulla sicurezza e sulle prestazioni dei lavoratori, ma anche per il suo impatto sulla reputazione e sul rapporto con gli stakeholder (e quindi con le crescenti aspettative in ambito di sostenibilità sociale).

Sebbene le aziende abbiano sempre avuto a che fare con i rischi connessi alle proprie persone, la pandemia ha evidenziato in modo più rilevante l’influenza dei People Risk sulla forza lavoro e sul business, portando sotto la lente di ingrandimento di HR e Risk Manager uno scenario di rischio molto più articolato e complesso, in cui il welfare e i piani di benefit svolgono un importante ruolo non solo per diffondere il benessere e l’engagement ma anche per migliorare le performance lavorative, la retention e l’attraction dei talenti. 

Mental Health e nuovi rischi: l’importanza di ascoltare i lavoratori

I dati dello studio Mercer Marsh Benefits The Five Pillars of People Risk evidenziano come, su una tassonomia di 25 principali rischi valutati da addetti HR e Risk Manager in base a severità e impatto, figurino anche l’esaurimento della forza lavoro e il deterioramento della salute mentale. Si tratta di problemi con cui le aziende dovranno confrontarsi con frequenza crescente, motivo per il quale è importante riuscire a fornire una risposta a questi rischi, che sottintendono l’insorgere di nuovi bisogni e nuove esigenze da parte della popolazione aziendale.

Uno strumento per rispondere in modo efficace ai nuovi bisogni dei lavoratori in materia di benessere emotivo e psicologico è quello di strutturare piani di welfare in grado di creare valore per i propri dipendenti e fornire soluzioni in grado di accompagnarli nel percorso verso un maggiore equilibrio. Dopo un periodo complesso come mai prima d’ora, infatti, la capacità delle organizzazioni di esercitare un influsso positivo sullo stato di salute e sulla resilienza della popolazione aziendale, fornendo supporto alle persone nei momenti che contano davvero per loro, ha raggiunto il suo apice. Ovviamente, per capire come intervenire sul portafoglio di benefit bisogna ascoltare i lavoratori e comprendere le loro esigenze. 

L’indagine sviluppata da Mercer Marsh Benefits nell’ambito della recente pubblicazione Health on Demand: i benefit che i dipendenti vogliono evidenzia come offrire una serie di soluzioni nel campo della salute e del benessere costituisca una delle risorse a disposizione delle aziende per offrire un supporto concreto ai collaboratori, creando una forza lavoro più resiliente. Per fare ciò, lo studio parte dalle risposte di 14.000 lavoratori in tutto il mondo (di cui oltre 1.000 italiani) per ascoltarne la voce, capirne i bisogni e le preferenze in materia di benefit, anche e soprattutto alla luce della contingenza pandemica.

Stress e benessere mentale: lo scenario italiano

La situazione di emergenza ha indubbiamente sortito degli effetti di logoramento sul benessere mentale dei lavoratori, su cui si sono abbattute non solo sensazioni di isolamento e solitudine ma anche preoccupazioni di ordine finanziario. Secondo i dati del report sopra citato, circa la metà degli intervistati a livello mondiale ha accusato stress nel corso dell’ultimo anno; quasi un quarto di essi afferma di aver avuto problemi di salute mentale come depressione o ansiaun quinto segnala un peggioramento della propria condizione finanziaria e del proprio stato di salute fisica. A livello italianoun dipendente su due (50%) ha percepito la pandemia come un evento interamente o quasi interamente negativo: un risultato che si discosta da quello europeo (il 35% degli intervistati) e globale (il 33%), e mostra come la crisi sanitaria abbia avuto un impatto tangibile sulla salute mentale dei lavoratori italiani.

Anche i livelli di stress giocano un ruolo rilevante nel benessere emotivo e psicologico dei lavoratori. In questo frangente, un italiano su due (49%) riferisce di sentirsi stressato nella vita quotidiana, un risultato simile a quello globale ma peggiore di quello europeo (il dato medio si attesta al 42%). L’Italia, inoltre, riporta un dato tra i più elevati del mondo per quanto riguarda la percentuale di dipendenti estremamente stressati (20%).

Lo scenario che emerge dal report mette in luce la crescente necessità per le aziende di trovare risposte efficaci a problemi in grado di compromettere la salute, l’engagement e le performance della forza lavoro. Si tratta di rischi che trovano sempre maggiore spazio nelle agende dei board, la cui gestione, oggi più che mai, ricopre un ruolo strategico proprio in relazione all’interesse dei dipendenti verso una concezione olistica del wellbeing. Per questo motivo, il valore percepito per i piani di benefit e per gli investimenti che le aziende attivano in ambito salute e benessere è molto più rilevante che in passato.   

A confermare questa lettura sono i dati: quando si parla di assistenza per la salute mentale, la metà degli intervistati (46%) ha dichiarato che una copertura assicurativa o un programma che riduca il costo di una terapia psicologica sarebbe di enorme valore per sé e per la propria famiglia. Seguono poi gli strumenti atti a costruire resilienza e un atteggiamento più consapevole per affrontare meglio le situazioni di pressione, oltre che servizi mirati dedicati ai bambini, agli adolescenti e ai genitori. Due dipendenti su cinque (42%) si sono dichiarati altamente favorevoli a percorsi terapeutici effettuati in modalità virtuale, specialmente per la gestione dell’ansia, della tristezza o per problemi attinenti alla sfera relazionale.

Investire nella salute mentale: quali soluzioni per le aziende?

Per concludere, ricalibrare l’offerta di benefit per rispondere alle reali esigenze dei collaboratori permette di contribuire concretamente al loro benessere e impattare positivamente sulla resilienza delle aziende. Quanto più ampia e diversificata è l’offerta di risorse destinate per garantire la salute psicofisica del capitale umano, tano più questo si sentirà motivato, considerato e leale. L’attenzione al benessere mentale e l’adozione di soluzioni a tutela di questo aspetto non deve essere trascurata ma divenire parte di un più ampio quadro di intervento finalizzato a valorizzare in ogni aspetto quello che è sempre più percepito come l’asset primario di ogni organizzazione.

Quali azioni possono quindi mettere in campo le aziende? Il necessario punto di partenza è riconoscere in che modo la salute mentale influisce sulla resilienza, la produttività, l’impegno e la sicurezza aziendali. Essenziale poi affrontare velocemente qualsiasi pregiudizio verso la salute mentale che aleggi nella cultura aziendale, intervenendo sulla leadership, sulla comunicazione e sulla formazione dei manager. Infine, fornire programmi di benefit che supportino la salute mentale e la riduzione dei livelli di stress quotidiano. In questo caso, la parola chiave è diversificazione: diversificare i programmi per la salute mentale e le coperture assicurative permette un’attività di prevenzione e trattamento in grado di coprire un’ampia serie di problemi psicologici.